Questo simpatico motto nasconde un’istanza molto profonda: Aiutare qualcuno è un’arte, e di sicuro quest’arte raramente passa per i consigli.
La volontà di consigliare qualcuno segue una certa generosità del cuore di prestare soccorso, ma al tempo stesso segue soprattutto i propri vissuti, le proprie nostalgie, o, anche più spesso, tenta di proporre agli altri proprio quello che non è realizzato o compiuto nella propria vicenda di vita. E proprio questo fa si che non ci sia un reale ascolto e rispetto delle coerenze dell’altro, ed il consiglio diventa una sovrapposizione ed un’interferenza al delicato processo di domande che egli attraversa.
Un buon consiglio può essere molto utile quando si tratta di faccende pratiche : una strada poco trafficata se sto in un ingorgo, una trattoria dove si mangia bene e si spende poco, un modo ecologico per lavare i piatti. Eppure anche in questi e altri casi pratici sarebbe a dir poco imbarazzante se per strada mi fermassero delle persone per dirmi come devo lavare i piatti, o per quale strada devo passare o in quale trattoria devo mangiare, quando io non ho chiesto un parere. L’ascolto dell’altro è sempre necessario, anche nei casi non esistenziali è importante capire cosa ci l’altro stia chiedendo, quale supporto vuole realmente da noi, e se questo supporto possiamo darlo semplicemente essendo presenti e aperti a lui.
Ma soprattutto l’ascolto è fondamentale per sentire se davvero ci viene richiesto qualcosa, o se semplicemente l’altro è ben felice di fare la sua strada… anche incontrando un grosso ingorgo.